Un mercato del lavoro in crescita e il confronto con il Governo
Alla ripresa dell’attività produttiva e in vista delle prossime scelte politiche dell’Esecutivo
Meloni, la Cisl Monza Brianza Lecco fissa l’attenzione sulle dinamiche territoriali del Mercato
del lavoro e rilancia le sue proposte su temi centrali quali partecipazione, lavoro povero, salario
minimo, politiche attive del lavoro, riforma previdenziale, sanità territoriale e formazione.
Sulla scorta dei dati Anpal, sul territorio lecchese le entrate previste nel periodo agosto-ottobre
veleggiano attorno alle 6.970 unità di personale, con un saldo attivo di 140 unità rispetto al
medesimo trimestre dell’anno precedente. Si stima appena sopra il 54% il personale impiegato
nel settore dei servizi (in partic. Commercio 790; Servizi di alloggio e ristorazione; servizi
turistici 810; Servizi alle imprese 760; Servizi alle persone 1620) e quasi il 43% quello
impiegato nell’industria (in partic. Industria manifatturiera e Public utilities 2.990; Costruzioni
489). Le entrate previste si concentreranno per quasi il 60% nelle imprese con meno di 50
dipendenti e per una quota attorno al 30% le imprese prevedono di assumere personale
immigrato. Nondimeno il dato più eclatante che le statistiche del Sistema Informativo Excelsior
mettono in luce è la percentuale sempre più elevata di candidati che risultano difficili da
reperire. In circa 60 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili
desiderati. In aumento le opportunità lavorative per i candidati di genere femminile. Da ultimo
i dati mostrano che il forte aumento dei saldi registrato nel 2023 (ma anche quello del 2022)
non è solo il frutto della richiesta, da parte del sistema produttivo, di nuova forza lavoro (gli
avviamenti del primo trimestre del 2023 sono, infatti, molto simili a quelli dell’anno
precedente), ma è anche il risultato di un processo diffuso di stabilizzazione del lavoro, che sta
caratterizzando il territorio.
Nondimeno permane tutta la nostra preoccupazione sul fronte occupazionale, con quasi il 70%
delle entrate che saranno a termine, a tempo determinato o con altri contratti con durata
predefinita. Quanto a contratti e livello di istruzione, il 2° trimestre 2023 evidenzia rispetto al
precedente due aspetti connessi (e legati alla stagionalità): l’aumento del peso dei contratti a
tempo determinato e la quota degli avviamenti con contratto di somministrazione nonché gli
ingressi per cui il possesso di un titolo di studio superiore all’obbligo non è ritenuto necessario.
Tutti elementi di ulteriore preoccupazione per la Cisl poiché unitamente alla ridotta qualità
dell’occupazione, lo squilibrio fra domanda delle imprese e offerta di lavoro, presente da tempo
nel lecchese, è andato crescendo nell’ultimo triennio; gli aspetti quantitativi (una offerta di neo-
diplomati inferiore alle richieste delle imprese) si sono sommati a quelli qualitativi
(competenze non sempre adeguate alla necessità delle imprese stesse).
Sotto il profilo politico sindacale, crediamo si possa sostenere senza tronfia retorica che con la
proposta di legge di iniziativa popolare “Partecipazione al lavoro”, la Cisl abbia assunto
coraggiosamente una prospettiva di futuro partendo dalla lettura di una realtà che vede la
crescita delle disuguaglianze e la perdurante sperequazione tra capitale e lavoro, con
quest’ultimo che ha perso, negli ultimi 15 anni, il 9% dell’incidenza sul Pil negli USA e nella UE,
del 10% in Asia e del 13% in America latina.
Muovendo da una concezione integralmente personalista ove “al rispetto delle esigenze della
persona debbono ordinarsi società e Stato”, e constatando che “le condizioni attuali del sistema
economico non permettono la realizzazione” dello sviluppo della personalità umana “attraverso
la giusta soddisfazione dei suoi bisogni materiali, intellettuali e morali, nell’ordine individuale,
familiare e sociale”, la Cisl già nel 1950 reputava “necessaria la loro trasformazione, in modo da
assicurare un migliore impiego delle forze produttrici e una ripartizione più equa dei frutti della
produzione tra i diversi elementi che vi concorrono”, anche attraverso “la partecipazione dei
lavoratori alla gestione dell’unità produttiva e la loro immissione nella proprietà dei mezzi di
produzione” (Statuto confederale Cisl). Ciò peraltro in attuazione del dettato costituzionale, che
all’articolo 46 modula: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le
esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei
modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.”
Sul piano nazionale la trasformazione non può che passare attraverso l’ottimizzazione delle
opportunità offerte dal Next Generation EU, declinate nel PNRR, che, dopo il calo nell’ultimo
decennio della ricchezza del Paese del 5.3%, deve, nonostante il pesante fardello dell’alto debito
pubblico, aprire e consolidare una nuova fase di sviluppo, frenando il rilevante calo
demografico, emancipando il Paese dalla ventennale condizione di bassa produttività,
colmando i divari tra le diverse aree territoriali, offrendo nuovi spazi nel mondo del lavoro a
donne e giovani, rafforzando a un tempo proprio sistema di welfare pubblico. Pertanto, se in
considerazione dell’attuale situazione economico-finanziaria del Paese condizionata anche
dagli esiti incerti del conflitto russo-ucraino, la Cisl ritiene condivisibile intervenire su alcuni
aspetti del PNRR in relazione – ad esempio – alla revisione dei costi per la realizzazione delle
opere previste o all’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, al contempo conferma
pienamente la validità dell’impianto, delle riforme e degli interventi previsti nelle 6 Missioni e
nelle 3 Azioni Trasversali del Piano, di assoluto rilievo per la ripresa e lo sviluppo nel nostro
Paese.
In merito al fisco la Cisl continua ad esprimere la sua radicale contrarietà alla flat tax, che profila
un fisco penalizzante per i ceti deboli e nega alla radice i principi di equità e progressività. Senza
una seria riforma fiscale, verrebbe vanificata la realizzabilità dei contenuti della nostra
piattaforma sociale. Pur giudicando positivamente il regime di tassazione agevolata per 13°
straordinari e premi di produttività, obiettivi da noi perseguiti, ribadiamo il nostro no
all’indicazione contenuta nella Legge Delega del Governo per la riforma fiscale, che si orienta
verso un’unica aliquota Irpef, elemento di assoluta criticità per il mondo da noi rappresentato,
per il quale è necessario garantire sı̀ un processo di semplificazione delle aliquote ma con la
garanzia della progressività. Sollecitiamo inoltre, una presenza ai tavoli tecnici che dovranno
definire i decreti attuativi.

CISL LECCO BRIANZA

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