• 14 May 2024
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Un approfondimento online, che ha coinvolto circa 350 tra coordinatori dei Circoli PD locali, Dirigenti politici, Segretari provinciali e regionali, oltre a vari dirigenti in tutta Italia, si è svolto Martedi 24 sera, con una discussione sulla Guerra a Gaza che ha interessato e coinvolto parecchi militanti.
Ne diamo un ampio resoconto a cura di Paolo Zinna, che naturalmente ringraziamo molto.

APPROFONDIMENTO NEL PD LOMBARDIA SU ISRAELE E PALESTINA

Tutti proviamo dolore per la tragedia che in questi giorni insanguina le terre di Palestina. Molto bene ha fatto il PD ad organizzare un incontro on line di riflessione e conoscenza sul tema. Braga, Fiano, Provenzano, Quartapelle, Alfieri, sono fra le nostre voci più informate e capaci di trasmetterci contenuti sinceri. Una sintesi e qualche commento (in corsivo) di Paolo Zinna.

Quasi trecentocinquanta partecipanti: molti sentivano il bisogno di sapere e di capire più di quanto permetta il discorso comune dei media. E’ stata certamente un’iniziativa necessaria e utile, i relatori erano del tutto adeguati, sia per preparazione che per i ruoli che ricoprono nel partito. Si è anche potuto richiedere approfondimenti su singoli punti. Pongo qui una sintesi inevitabilmente approssimativa (me ne scuso) e aggiungo poche righe di commento.

BRAGA
Hamas punta alla distruzione di Israele – lo condanniamo e affermiamo il diritto di Israele a difendersi nel rispetto del diritto internazionale. Però non è giusto identificare il popolo palestinese con Hamas. Ci sono stati limiti ed errori del governo Netanyahu. Il terrorismo si batte ricercando l’unità delle forze politiche nel paese..
Si deve isolare Hamas. Orribile la violenza sui ragazzi del kibbutz. Le forze del disordine internazionale possono cogliere l’occasione di questa tragedia ovunque nel mondo. Per quanto sia difficile, noi dobbiamo voler riannodare il filo del dialogo mantenendo l’obbiettivo: “due popoli due stati”.

FIANO
Si scontrano due diritti, non un diritto e un torto. Non tutti pensano questo in Israele, non tutti lo pensano fra i palestinesi. Tra l’altro nel discuterne nel pubblico spesso è insufficiente la conoscenza della complessa situazione.
A questo punto E. Fiano ha fornito un’ utilissima rassegna delle vicende storiche della Palestina dal 1900 ad oggi, che riassumo al termine.

A Gaza la vita dei palestinesi è stata molto dura in questi anni. È eccessivo però definire Gaza “prigione a cielo aperto”, era comunque rifornita da Israele e 20000 – 30000 frontalieri andavano a lavorare in Israele. Purtroppo è possibile che proprio questi abbiano fornito alle milizie di Hamas le informazioni per colpire (ad esempio, piantine con i nomi di famiglie di israeliani e posizione case). Si noti che è stata colpita un’area e dei kibbutz abitati in prevalenza da israeliani pacifisti e di sinistra. Il confine con di Gaza con l’Egitto è sempre stato praticamente chiuso: al Sisi è particolarmente nemico di Hamas e della Fratellanza musulmana.

Oggi in Cisgiordania vivono 400.000 israeliani e 1.500.000 palestinesi. La leadership di Abu Mazen è al tramonto, per l’età molto avanzata e perché il gruppo dirigente dell’ ANP non è indenne dalla corruzione. Israele era molto diviso politicamente fino a due settimane fa, oggi purtroppo anche i pacifisti chiedono di “tagliare la testa al serpente”, distruggere radicalmente la milizia di Hamas con invasione da terra. Sembra molto difficile che si possa evitare l’invasione per via di terra. E del resto come reagiremmo noi, in situazioni paragonabili? Ormai sono stati richiamati 360.000 riservisti. Unico elemento positivo in questi giorni: Abu Mazen ha pubblicamente dichiarato che Hamas non rappresenta il popolo palestinese.

Apprezzo la chiarezza e l’equilibrio di Lele Fiano e condivido ciò che ha detto. Aggiungo peraltro un richiamo al ruolo molto negativo del sesto governo Netanyahu e dei suoi ministri ultrareligiosi. In particolare Itamar Ben Gvir, che ha un passato di contiguità con terroristi ebraici assassini (Baruch Goldstein, 29 palestinesi uccisi) ha effettuato una provocatoria “passeggiata” sulla Spianata delle Moschee – Bezalel Smotrich, poi, vive con la famiglia fuori dall’insediamento di Kedumim in Cisgiordania, in una casa che è stata costruita illegalmente al di fuori del territorio demaniale e in violazione del piano generale dell’insediamento (nota PZ).

Hamas è un grado in più nella ferocia delle guerra? Sì, le violenze brutali contro i civili, gli stupri, le uccisioni a freddo e la presa di 220 ostaggi sono un terribile “fatto nuovo”. .

Quali prospettive ci sono? 25.000 miliziani armati ai confini non possono essere tollerati. Israele vorrà invadere – e non sarà possibile farlo senza moltissime vittime civili. Ci vorrebbe un’ intesa ma appare molto improbabile.

PROVENZANO

Oggi proviamo tutti un senso di impotenza, il nuovo quadro politico mondiale appare dominato dal caos globale – l’ho visto in Ucraina, a Kiev (da cui vengo), lo si teme vicino nei Balcani, lo si è visto nel Nagorno Karabakh. Per la Palestina noi scontiamo la lunga rimozione politica del tema dei palestinesi, i prodromi si vedevano ben prima del 7 Ottobre. Oggi paghiamo l’idea che si potesse sostituire la politica con la globalizzazione, coi mercati, che avrebbero risolto tutti i conflitti.

Difendersi da Hamas è cosa di cui dovrebbe farsi carico l’intera comunità internazionale. Hamas aveva la volontà di distruggere, la ha sempre avuta. Dietro, non c’è prova di intervento diretto dell’ Iran, ma attento interesse sì. Perché il 7 Novembre? C’erano ragioni di “politica interna”, per Hamas (difendersi dalla concorrenza di formazioni jihadiste ancor più estremiste, rafforzarsi ancora contro Abu Mazen) e una oggettiva, dimostrabile ostilità contro i pacifisti israeliani.

Il 7 ottobre però, ha dimostrato la insostenibilità dell’idea che potesse andare bene togliere la questione dei palestinesi dal tavolo delle trattative con gli stati arabi. Gli Accordi di Abramo, fatti trascurandoli, anzi, a loro spese, si sono dimostrati un errore: hanno allontanato, non avvicinato la pace. Questa netta affermazione è stata, a mio parere, l’unica vera novità della serata e una svolta secca rispetto al passato nel giudizio del nostro partito. La condivido e la sottolineo.

Ci sono poi errori politici del governo Netanyahu che hanno indebolito le difese, soprattutto lo spostamento di apparati di security in Cisgiordania a proteggere l’ulteriore espansione degli insediamenti.
Ma Hamas non equivale a Palestina e a popolo palestinese, questo deve esserci sempre ben chiaro. Quale possibilità di immaginare lo sviluppo della pace?
1 dare priorità alla liberazione degli ostaggi 2 negare a Gaza le forniture di acqua, cibo e medicine “non è solo un crimine, è un errore”, porta ai terroristi simpatie in tutto il mondo che assolutamente non meritano. 3 occorre tenere lontano dall’intervento altri attori, quali ad esempio Hezbollah.

Come Europa dobbiamo chiedere il rispetto del Diritto internazionale sempre, non solo quando conviene. Non averlo spiegato bene, nel caso dell’Ucraina, ci ha indebolito. In questo momento l’Europa è divisa e assente – Biden occupa il vuoto. L’Europa ha anche commesso errori assurdi, fortunatamente subito corretti, quali la sospensione degli aiuti comunitari alla Cisgiordania. Noi progressisti abbiamo bisogno di fare ritorno alla politica, ci siamo fatti togliere la pace, lasciandone ad altri la bandiera.

Mi pare che questa relazione segni un bel passo avanti nelle posizioni del PD, come ho già detto. Temo però che Peppe Provenzano sottovaluti i danni già fatti da molti anni di arroganza e di miopia. Qui a fianco sono in verde i distretti ove, già nel libero voto del 2006, prevaleva Hamas – e, da allora, la situazione è certamente peggiorata. Se abbiamo lasciato moltiplicare gli insediamenti, se abbiamo fatto vivere male gli arabi, se abbiamo concorso a delegittimare l’ANP, che risposta possiamo attenderci? La Palestina non è Hamas, si dice giustamente. Ma gli anni di sofferenza spingono troppi palestinesi a vedere nei terroristi l’unica risposta.

QUARTAPELLE Dare riconoscimento ad uno Stato di Palestina, come oggi alcuni propongono? Sarebbe sbagliato congelare la questione come se non esistente. Giusto sarebbe non “riconoscere la Palestina” ma ottenere un mutuo riconoscimento dalle due parti.

Il modello di relazioni perseguito da Netanyahu (trattare con gli stati arabi prescindendo dalla questione palestinese) è fallito / bisogna tornare al modello Gantz: dialogare con ANP, distinguendo “ciò che inferno non è” ciò che inferno non è.

Possiamo distinguere il comportamento del terrorismo dagli eccessi che possono compiere anche le democrazie? Sì, da un lato può esserci abuso della forza, dall’altro c’è il terrorismo come sistema. Negare l’ingresso dei camion umanitari è sbagliato, negare il carburante agli ospedali è sbagliato, ma è diverso dagli orrori che commette Hamas. L’utilizzo stolido della repressione va contro Israele ma non si può tollerare che continui ad esistere impunito un covo di milizie terroriste.

Perché c’è stato questo fallimento di Israele? La concezione di “sicurezza” del governo Netanyahu, spinto da Ben Gvir e dagli altri partiti religiosi, si è sostanziata nel proteggere l’aggressività dei coloni nei territori, la difesa ne è risultata indebolita.

ALFIERI

Le guerre moderne non sono solo di armi ma di propaganda. Tanto più vero qui, ove torti e ragioni si confondono. Entro il mondo islamico c’è una faglia non tra sunniti e sciiti ma anche fra fazioni. In questo quadro instabile, gli Accordi di Abramo fra Israele ed Arabia Saudita hanno aggiunto instabilità. Hamas è legato all’Iran ma ha rapporti altalenanti coi ribelli Hezbollah che sostenevano Bashar Assad mentre Hamas stava coi ribelli. In questo quadro, anche gli USA sono intervenuti realizzando l’uccisione del generale iraniano Soleimani. Hamas ha legami col Qatar, i suoi leader girano fra Doha e la Turchia. Gli estremisti israeliani come Ben Gvir è come se avessero un patto tacito con Hamas, per lasciare irrisolta la questione dei palestinesi. La strada di Netanyahu era “partire dalla pace comunque, rimandando il perseguimento di una pace giusta”(anche per i palestinesi), cioè lasciare per ora tutto come era.

Qui sta il tema vero: gli accordi “tipo Abramo” sono elementi di debolezza nel percorso verso la pace.

Oggi appare velleitario pensare di nuovo a due popoli, due stati. Ma come sostituire questa politica?

Hamas ( e i suoi predecessori) sono stati favoriti perché integralisti, antitetici al nazionalismo laico tipico invece, ad esempio del Baath. Ma oggi spuntano formazioni jihadiste ancor più estremiste. Biden oggi svolge una funzione di “raffreddamento” sia verso l’Egitto che verso il Qatar . E la Turchia? Nel sud Libano, Hezbollah è molto più pericolosa militarmente di Hamas. E non dobbiamo dimenticare che là abbiamo mille soldati italiani, nell’ambito del contingente UNIFIL. Avremmo veramente bisogno di una comune politica estera europea. Ma sarà possibile solo entro un’Europa “a geometria variabile”.

ALCUNI FLASH DI RISPOSTA ALLA DOMANDE

FIANO reazione armata di Israele è lecita? Ci sono 5000 morti palestinesi a Gaza. Ma come risponderebbe l’Italia ad una situazione simile? Giusto astenersi dall’invasione – ma che fare?
La fondazione di Israele ha comportato la Nakba (catastrofe) per i palestinesi. In realtà la Nakba fu una spartizione del paese in applicazione di una decisione ONU[1].
I terroristi colpiscono i civili, gli israeliani cercano di combattere le infrastrutture militari e ammazzano civili.
La brutta situazione dei palestinesi è dovuta anche a colpe e debolezze di OLP
Escludo la complicità cinica di Netanyahu nel lasciar avvenire l’azione di Hamas.
Anche i coloni israeliani nei territori hanno avuto colpe esecrabili – non paragonabili a quelle di Hamas ma hanno avuto colpe.
Hamas sta prendendo piede in Cisgiordania. Alcuni degli aspetti sgradevoli del regime militare israeliano, ad es. i check point, sono inevitabili per esigenze di sicurezza.
PROVENZANO ci vuole iniziativa politica e sociale – vediamo antisemitismo e islamofobia che sorgono fra noi. Per Salvini terrorismo = immigrazione, inaccettabile.
Dopo le elezioni americane, prevarrà l’impostazione dello “scontro di civiltà” in politica estera? Occidente contro il Resto del Mondo? Oltretutto siamo minoranza. Le organizzazioni internazionali come l’Onu sono purtroppo indebolite
Un percorso possibile verso la pace: l’ Onu deve gestire lo smantellamento di Hamas a Gaza
Deve costruire di nuovo l’ANP – Deve far applicare tutte le risoluzioni. Ma occorre la democratizzazione dell’ Onu stessa.
Manca l’Europa come attore politico. In Africa, ad esempio, tutti insieme siamo più forti della Cina, come stati singoli non contiamo nulla. Ci vuole ben altro che il velleitario “piano Mattei” impostato da nostro governo.

EXCURSUS STORICO POLITICO DAL 1900 [di E. Fiano]

La Palestina a fine ottocento era governata dall’Impero Ottomano. Vi era significativa presenza sia ebraica che araba. Durante la prima guerra mondiale un diplomatico inglese e uno francese siglano accordi (Sykes Picot) inizialmente segreti, poi resi pubblici dopo la pace. Prevedono la ripartizione del Medio Oriente fra mandati francesi e britannici. Intanto le due comunità, araba ed ebraica, crescono di numero.

Dopo la seconda guerra mondiale e la Shoah, la questione del focolare nazionale per gli ebrei era diventata ineludibile e nel 1947 una risoluzione delle Nazioni Unite, votata dalle maggiori potenze (Russia, USA, Francia, …) stabilisce la suddivisione della Palestina in due zone[2]. Gli stati arabi non accettano e attaccano gli insediamenti ebraici, ma vengono sconfitti. Ne segue la nascita di Israele con l’allontanamento di moti abitanti arabi dalle terre divenute israeliane[3]. Un armistizio dura poi fino al 1956: guerra di Suez per mantenere aperto il canale, voluta da Londra e Parigi con l’appoggio di Israele. In questa occasione Gaza viene occupata dagli israeliani che poi la restituiscono.

Nel 1964 nasce l’ OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) con a capo quasi subito Yasser Arafat. Nel 1967 Israele scatena la guerra dei sei giorni, per prevenire un probabile attacco. Al termine, occupa la Cisgiordania e Gaza. Arafat ma soprattutto altre fazioni palestinesi scelgono la via del terrorismo: tragedia delle olimpiadi di Monaco (1972) – i rifugiati palestinesi portano instabilità in tutta la regione. Il regno di Giordania reagisce massacrandone molti nel Settembre Nero. L’anno successivo gli stati arabi attaccano nella Guerra del Kippur, cogliendo Israele impreparato, anche se poi finirà per vincerla. I Palestinesi vanno a concentrarsi nel Sud del Libano. Ma nel 1982 Israele attacca l’OLP nella regione, usata come base per attentati terroristici. Con il benevolo disinteresse degli occupanti israeliani, milizie libanesi di estrema destra (“falangisti”) commettono massacri sugli esuli palestinesi nei campi di Sabra e Chatila. La dirigenza dell’OLP si sposta a Tunisi. Si ricorda che l’OLP è un’organizzazione laica, non islamista.

Il governo israeliano (laburisti, con il generale Rabin) cercano accordi con la controparte con la formula “Territori per i palestinesi, in cambio di pace per Israele”: si arriva agli accordi di Oslo fra Rabin e Arafat. Assassinio di Rabin per mano di un estremista israeliano. Emergeva nel frattempo l’estremismo musulmano a carattere religioso (1981 assassino del presidente egiziano Sadat per mano di un estremista vicino alla Fratellanza Musulmana).

Dopo la morte di Rabin, in un clima di attentati e morte, in Israele torna al governo la destra Clima di attentati e morte torna la destra – Solo nel 2000 un altro primo ministro laburista, Barak, prova a riproporre lo scambio territorio vs. pace. Arafat vecchio ed indebolito, sottoposto alla competizione dei precursori integralisti di Hamas non accetta. Torna la potere in Israele la destra con Sharon e non vuole più trattare[4] – però Sharon, uscito dal Likud, sgombra Gaza nel 2005. Fra i palestinesi dopo la morte di Arafat (2004) si apre un’altra era.

Nel 2005 si tengono le elezioni nei territori dell’ANP. Contro le previsioni ed i desideri della comunità internazionale sono vinte da Hamas[5]. Più tardi Hamas e al Fatah si scontrano: a Gaza prevale Hamas e ammazza 500 aderenti ad al Fatah[6] . In Israele resta al governo la destra di Netanyahu e favorisce anzi incoraggia ulteriori insediamenti di coloni in Cisgiordania.

[1] I Palestinesi chiamano questo allontanamento Nakba (catastrofe), E. Fiano la definisce “spartizione della terra”, altri ne danno una lettura molto più severa.
2 Prima di allora si era pensato anche di porre il “focolare” in altri luoghi del mondo.
3 I Palestinesi chiamano questo allontanamento Nakba (catastrofe), E. Fiano la definisce “spartizione della terra”, altri ne danno una lettura molto più severa.
4 In particolare il governo israeliano non ha mai accettato di estendere l’autorità dell’ Autorità Nazionale palestinese a Gerusalemme Est.
5 Più precisamente, dal braccio politico degli islamisti.
6 In Cisgiordania invece prevale al Fatah

[1] I Palestinesi chiamano questo allontanamento Nakba (catastrofe), E. Fiano la definisce “spartizione della terra”, altri ne danno una lettura molto più severa.

[2] Prima di allora si era pensato anche di porre il “focolare” in altri luoghi del mondo.
[3] I Palestinesi chiamano questo allontanamento Nakba (catastrofe), E. Fiano la definisce “spartizione della terra”, altri ne danno una lettura molto più severa.
[4] In particolare il governo israeliano non ha mai accettato di estendere l’autorità dell’ Autorità Nazionale palestinese a Gerusalemme Est.
[5] Più precisamente, dal braccio politico degli islamisti.
[6] In Cisgiordania invece prevale al Fatah

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