• 29 March 2024
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La linea del PD ? Non avere una linea !

Si apre oggi a Roma la prima Assemblea Nazionale del PD , dopo il terremoto provocato dal voto degli “elettori” del PD (e onestamente non solo del PD, questo dovrebbe essere chiaro) che hanno ribaltato il risultato delle Primarie del 19 Febbraio, in cui gli iscritti avevano premiato Bonaccini, facendo invece trionfare Elly Schlein la domenica successiva.

A quanto sembra a Bonaccini verrà dato l’incarico di Presidente del PD, ricucendo una collaborazione con la nuova Segretaria che all’inizio dava l’impressione di tentennare su questa soluzione. E’ importante ricucire, non solo per dare più forza al Partito, ma per evitare ulteriori strappi ed eventuali deprecabili scissioni.

Ma vorrei sottolineare un altro argomento. Si dice:” con la Schlein la linea del PD si sposterà più a Sinistra”. A qualcuno provocherà qualche mal di pancia, qualcun altro come Fioroni è già uscito.
Però io vorrei ricordare che non è mai esistita una “linea” chiara e netta del PD: esistono tante linee, come tante correnti, e tante valutazioni diverse sulle stesse problematiche.

Il PD è un Partito riformista e di centro-sinistra (questo è indubitabile) , quindi più attento alle necessità dei lavoratori dipendenti. Ma al suo interno sono sempre convissute “tante” linee, a volte anche molto diverse, e questo che a qualcuno può sembrare un limite è in realtà il suo vero punto di forza.

Il modello politico a cui il PD si ispira, e su cui è nato, non è certamente quello del PCI del 1969, che espulse Luigi Pintor e Rossana Rossanda del “Manifesto” perchè non erano adeguati alla “linea”.
Nel momento stesso in cui si accettano le “correnti”, come nel “Patto fondativo” del PD nel 2007, è chiaro che non esiste una linea sola.

Il modello è allora quello della Democrazia Cristiana nei suoi anni migliori, che aveva al suo interno una corrente di Sinistra Sociale, come quella di Donat Cattin, e una quasi di estrema destra, come quella di Amintore Fanfani.
Ad accomunare le diverse “correnti” l’appartenenza al Cattolicesimo e l’essere espressione politica della Chiesa italiana.
Ad accomunare il PD invece la comune adesione al Riformismo (anche se il termine è un po’ generico e può prestarsi a discussioni).

Il PD stesso era nato dalla fusione ” a freddo” (così si disse allora) tra PDS e Margherita. Se il PDS aveva una linea diretta discendente dal PCI, la Margherita (a cui chi scrive aveva aderito) era già nella sua fondazione, nel 2002, un insieme di correnti politiche molto diverse tra di loro, la prefigurazione dell’Ulivo di Prodi, come disse all’epoca Rosy Bindi.

Sbaglierebbe molto chi pensasse che la Margherita fosse stata fondata solo dai Popolari (cioè gli ex DC). Nella Margherita, il cui Segretario era l’ex Radicale Francesco Rutelli, era confluita una area di Sinistra (Massimo Cacciari ad esempio), una area Popolare (Franceschini) ed una Liberale (l’ultimo segretario del PLI Valerio Zanone).

Già nella Margherita quindi vi erano diverse “correnti” e diverse “valutazioni di pensiero”.

Faccio due esempi: nel 2009, quando esplose il caso “Eluana Englaro”, una Deputata del PD, Lucia Codurelli, si dichiarò a favore di una Legge sul diritto a scegliere il proprio “fine vita”, mentre un altro deputato, Antonio Rusconi, vi era fortemente contrario.

Ma il caso più eclatante avvenne nel 2014: mentre l’allora Segretario del PD Matteo Renzi promuoveva un Referendum per cambiare il Parlamento e la Costituzione, all’interno dello stesso PD Massimo d’Alema promuoveva un Comitato contro il Referendum. Una contraddizione logica e politica ? Puo’ darsi. Ma se D’Alema e Bersani si illudevano che il PD renziano avesse aperto “grandi praterie” a Sinistra, il loro partitino li ha delusi ampiamente, non andando mai oltre poco più del 2%.

La stessa illusione si fanno, a mio parere, Renzi e Calenda, immaginando ancora “grandi praterie” al centro.

Insomma, nel bene e nel male il PD bisogna tenercelo: chi ne è uscito, soprattutto per seguire strade personalistiche, non è mai andato molto lontano.
Del resto il PD nasce dallo “spirito maggioritario” che contraddistingue le democrazie anglo-sassoni. Sia negli Stati Uniti che in Inghilterra vi sono nel Partito Laburista o in quello Democratico visioni politiche radicalmente diverse (da Jeremy Corbin a Tony Blair) ma nessuno si sognerebbe di uscire per fondare un proprio partitino.

Andiamo avanti così, nella differenza ma nell’unità: è la forza del PD, e chi ne è uscito non ha capito nulla !

Enrico Baroncelli

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