Su una cosa concordo con Giorgia Meloni: la Storia, molto più che la melassa politica che oggi viene trasmessa a piene mani non solo da Mediaset ma anche dalla TV di Stato, dirà con più obiettività chi è stato veramente Silvio Berlusconi, che oggi nella tomba si porta molti segreti che purtroppo difficilmente saranno svelati, in primis le origini del suo successo , chi gli prestò veramente quegli enormi capitali a debito che hanno fatto da base per la sua successiva scalata economica.
Parto da lontano, dal 1976 : quell’anno, con Tele Biella , si ruppe definitivamente in Italia il monopolio radiotelevisivo della RAI. Fu un’esplosione di libertà, di democrazia, di possibilità comunicative. Nacquero centinaia di emittenti “libere”, come diceva una nota canzone di Eugenio Finardi, che sembravano aprire un mondo di possibilità.
In questo “Far West” però, privo di leggi e inizialmente anche di regole (contava solo chi aveva l’antenna più forte !) nacquero centinaia , anzi migliaia di emittenti , tra cui ricorderei Radio Valsassina , e altre emittenti di Lecco, Tele Lecco diventato Tele Unica, Radio Cristal e molte altre.
Già solo una decina di anni dopo però dal Monopolio si passò al “Duopolio”: il settore della pubblicità venne rapidamente occupato dalla Fininvest, che poco alla volta asfissiò la concorrenza, lasciandole solo poche briciole. Molte di queste emittenti, se sono sopravvissute, lo hanno fatto in condizioni di grande fatica e con scarse risorse, fino ad oggi.
In campo politico la sua principale strategia, dopo la fine di Craxi e la caduta del Muro di Berlino, è stata semplicemente quella di demonizzare i “Comunisti”, quei cattivoni che volevano non solo abbeverare i cavalli dei Cosacchi in Vaticano, ma rubare agli Italiani le loro case e a lui ( “ça va sans dire“) le sue televisioni !
Le campagne elettorali del 1993 e del 2001 furono assolutamente anacronistiche e antistoriche, legate a una propaganda che forse avrebbe avuto senso nel 1948, ma ben poco cinquant’anni dopo, quando la fine dell’ideologia comunista era ormai un dato di fatto. Riportare però all’indietro le lancette della Storia, e riproporsi come “il nuovo De Gasperi”, era però funzionale a un disegno politico molto miope e limitato, che riuscì solo a ritardare il nuovo Governo dei “Comunisti” di qualche anno (nel 1998 D’Alema diventò Presidente del Consiglio).
Insieme a ciò, fu Berlusconi a inventare le “grandi maggioranze“, sdoganando gli eredi dei Fascisti (il MSI) e costruendo larghe alleanze buone per vincere le elezioni ma molto meno valide per governare: il suo Governo del 1993 infatti si sfasciò quasi subito, quello del 2001 fu più fortunato, ma quei cinque anni fino al 2006 furono pieni di litigate e non si fece quasi nulla, mentre la Lega, diventata improvvisamente mansueta e non più scissionista, portò a casa un ridicolo progetto di Autonomia che venne promulgato solo alla fine del 2005 e naturalmente rimesso nel cassetto dal successivo Governo Prodi.
Dalla maggioranza poi uscirono i centristi (Casini) e quelli che i conti col Fascismo li avevano fatti sul serio (Gianfranco Fini) per lasciare dentro opportunisti e carrieristi di ogni risma.
A quale prezzo ? Quello di creare violente divisioni tra gli Italiani, in un clima di continui scontri che durano ancora oggi, mentre invece ci sarebbe stato bisogno bisogno di Governi compatti e coesi per fronteggiare le crisi economiche e il deficit di Bilancio che naturalmente, nel più totale disinteresse di chi prometteva sogni effimeri (un milione di posti di lavoro e il Ponte sullo Stretto di Messina) continuava a salire inesorabilmente .
Vanificando peraltro quei sacrifici che già erano stati imposti negli anni Novanta da Azeglio Ciampi e Giuliano Amato, che soprattutto nel 1992 avevano cercato di raddrizzare una barca che stava pericolosamente scivolando all’indietro, e anche dai Governi Prodi.
L’unica strategia vera di Berlusconi, ripetuta come un mantra, era quella di “diminuire le tasse” (soprattutto ai ricchi) . Per questo occorreva tagliare sulle spese pubbliche , in particolare Scuola e Sanità: la Ministra dell’Istruzione Letizia Moratti nel 2003 aveva proposto una Riforma della Scuola che avrebbe ridotto le Superiori a 4 anni invece che 5, e la successiva Ministra Maria Stella Gelmini operò un radicale taglio delle cattedre nel 2009.
Sulla Sanità le conseguenze sono oggi visibili a tutti, meglio stendere un velo pietoso.
Senza dimenticare che, per salvaguardare gli interessi della televisione generalista, i suoi Governi non fecero assolutamente nulla per facilitare la diffusione di Internet e della banda larga in Italia: bisognerà aspettare il 2002, un processo però avviato dal Governo precedente con i soldi ricevuti dalla vendita delle frequenze UMTS ai leaders della telefonia di allora, perchè nella Scuola si avviassero corsi per i professori e finanziamenti per l’acquisto di computers nelle scuole.
Senza contare, sempre nel 2002, il suo totale disinteresse per la conversione storica tra Lira ed Euro, che portò praticamente al dimezzamento del valore degli stipendi, visto che l’euro non venne valutato 1936,27 lire come stabilito dal Trattato di Maastricht, ma praticamente a 1000 lire, provocando una incredibile inflazione praticamente del 50% a danno dei salariati : chi riceveva un milione e mezzo di lire si trovò con uno stipendio non di quasi 3000 euro, ma di 1500 euro !
Prodotti raddoppiati di costo (una Fiat Punto costava quasi dieci milioni di lire, in breve divennero 10.000 euro) ma stipendi sempre più bassi, valutati a 1000 lire per euro, con una operazione di impoverimento generale dei salariati !
Insomma, in conclusione, a me sembra che la politica di Berlusconi (a parte i peana sull”unità del centrodestra”) sia stata un fallimento pressochè totale (anche per molti altri elementi che si potrebbero ricordare, ma l’articolo diventerebbe troppo lungo) soprattutto dal punto di vista storico e del Bene generale italiano.
Difficile, in quasi 12 anni di Governo, ricordare una sola Riforma che sia andata a beneficio del popolo italiano, mentre questi anni sono stati scanditi da continui scontro con la Magistratura, tensioni politiche all’estremo, leggi “ad personam”, scandali sessuali e tutto ciò che viene ricordato all’estero per ridicolizzarci ancora di più.
Non credo proprio che la sua vita, pur rispettabile come imprenditore, sia stata la biografia di un grande statista: aveva già capito tutto il grande Indro Montanelli, quando agli inizi degli anni ’90 , rimettendoci il posto da Direttore del “Giornale”, lo sconsigliò di intraprendere una strada che decisamente non era la sua !
Enrico Baroncelli