Il governo #Meloni ha un nemico: i giovani italiani. Le reti #RAI (ma soprattutto RaiUno) e quelle #Mediaset si danno un gran da fare, ogni giorno, nel proporre servizi su questi giovani italiani che sono maleducati, violenti, viziati e aggressivi. Una narrazione incessante, fateci caso. È, insomma, come se la tv di Stato e quella privata, dopo aver propinato per anni programmi diseducativi, spesso indecenti, ora cadessero dal pero. Il parterre dei talk show è pieno di genitori famosi che dicono che serve mano ferma per questi disgraziati. Che i genitori italiani dovrebbero imparare da loro come si fa. Loro, che i figli invece li marcano stretto e non li abbandonano a loro stessi. Genitori di serie A, insomma, che impartiscono la loro lenzioncina pedagogica su come va il mondo e su come invece dovrebbe andare. Loro lo sanno. E si sacrificano ogni giorno per raggiungere queste tribune televisive dalle quali migliorano il mondo del palinsesto pomeridiano.

La verità è che il governo Meloni (ma diciamoci la verità tutta, pure i governi che l’hanno preceduta) ha un problema con i ragazzi. Li odia. Li sente come un’anomalia, in una società sempre più vecchia. I politici italiani, e con loro tutto il popolo dei nickname sui social, hanno una rabbia così grande nei confronti dei giovani che vorrebbero vederli schiacciati, annientati. E se minimamente arriva una qualsiasi, una come me per esempio, a difenderli, a provare a capire almeno, piove subito una valanga di insulti e di offese di ogni genere.

“Sono degli scappati di casa”, “gentaglia dei centri sociali”, “fossero figli miei li ammazzerei di botte”, “ma non li vedi in faccia questi parassiti”, “comunisti con il Rolex”, “occhio a difenderli che questi sono seguaci dell’estrema sinistra che vorrebbe l’Ucraina in mano russa”, “che cazzo scrivi albanese di merda” e tanti altri commenti di questo livello.

Aver espresso la mia opinione sui fatti accaduti a Torino, dire che trovo la violenza perpetuata dalla polizia contro i giovani indice dell’inciviltà di un paese che non ha fatto i conti con il passato, dire che il governo Meloni è incapace di gestire questi fenomeni, basta ad accendere il risentimento e l’odio più immotivato. Ma la verità è che la narrazione dei giovani italiani ineducati fa comodo a tutti. Alla destra, per brandire il manganello. Alla sinistra per blandire gli insegnanti (storico bacino di voti). Ma di questi paria in terra italica, dei giovani delinquenti narrati in tv, la politica ha un immenso bisogno perché si possono tirare per la giacchetta quando serve dare in pasto alla folla la brioche quotidiana sui notiziari. Perché questi paria italiani fanno sentire sicuri questi politici raccapriccianti che hanno la faccia tosta di salire in cattedra per dividere il mondo come fa loro comodo.

“Noi” che ci siamo fatti da soli… O meglio, “Noi” che abbiamo costruito il nulla sul debito pubblico a partire dagli anni settanta, che abbiamo sperperato tutto negli anni ottanta, che ci siamo lamentati per l’arrivo dell’euro che ci ha fatto i conti in tasca mettendoci davanti allo specchio per vedere quello che eravamo davvero. E “loro”, la generazione Z, a cui non abbiamo lasciato nulla, a parte il nostro narcisismo da quattro soldi e tanta mitomania. “Loro”, che hanno cercato uno spazio su internet, perché le sedie possibili nella realtà erano già tutte occupate. “Loro” che studiano non sanno nemmeno per cosa, vivono con la paghetta dei genitori, e frequentano università che non si sono mai poste il problema degli alloggi per il loro studenti. “Loro”, i giovani delinquenti, che vengono percepiti come parassiti e ai quali è negato persino il diritto a raccontarsi, un po’ come ai migranti. “Loro”, che vivono nella periferia esistenziale di un Paese che è un paese per vecchi, governato da vecchi, pensato per i vecchi, anagraficamente vecchio, e in cui, della vecchiaia, si ha l’unico sentimento dominante e l’unica emozione possibile: la paura.

Anita Likmeta

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