• 29 March 2024
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Condivido ogni parola di quanto scritto da Federico Andreoli sul caso dell’orso in Trentino, capace di mettere insieme, in un unico discorso lucidissimo, il rispetto per la vittima e quello per la realtà.
“L’orso?
Circa sette anni fa andai con mia moglie a Brooke Falls, nelle isole Aleutine, in Alaska. Andammo là perché avremmo potuto incontrare i grizzly nel loro ambiente naturale. Appena arrivati in questo minuscolo resort, in mezzo al nulla, circondato solo da foreste i ranger ci hanno spiegato come avremmo dovuto comportarci aggirandoci nei boschi. Ci hanno spiegato che gli orsi sono animali solitari e non amano l’incontro con l’uomo, per cui ci hanno regalato un campanello da legare alle caviglie per fare rumore e non arrivare in prossimità di un orso senza che lui ne accorgesse per tempo. Ci hanno anche spiegato che se si incontra un orso è meglio non correre mai e o di fingerci morti o di allargare le braccia, stando immobili, e urlare con voce cupa. Siamo stati per tre giorni a Brook Falls e abbiamo passeggiato noi due da soli nei boschi, incontrando decine e decine di orsi, alcuni a poche decine di metri, intenti alla pesca del salmone. Migliaia di persone frequentano ogni giorno questi “santuari degli orsi” sparsi in tutta America. Gli eventi mortali sono insignificanti se non nulli. L’introduzione degli orsi in Italia è stata un’operazione molto rischiosa e avvenuta senza comprendere la natura dell’habitat italiano e senza rendersi conto della mentalità italiana nei confronti dei pericoli insiti nella natura. In Italia ci sono animali potenzialmente pericolosi quali vipere,volpi, lupi e bisogna imparare a convivere con loro, non pensare di sterminarli.
L’orso fa il mestiere di orso, l’uomo dovrebbe fare il suo che è quello di pensare e prevedere. Poi può anche succedere che la sfortuna si accanisca contro un individuo e che quest’ultimo perda la vita. Succede molte volte:gente che si aggira di notte su biciclette senza luci e senza giubbetti catarifrangenti, alpinisti che iniziano scalate senza assicurarsi della meteo, navigatori che si avventurano in mare senza avere padronanza assoluta del mezzo. Spesso tutto ciò porta a nefaste conseguenze. Addolora sapere che una persona è morta per un evento improvviso, ma fa parte dell’esistenza trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Invece di prendersela con gli orsi bisogna ricordareche l’orso (così come la montagna o come la bicicletta) non è il “colpevole”.
Cosa vogliamo? Impedire alla gente di andare in bici o vietare le scalate agli alpinisti o distruggere la fauna selvatica? Se vogliamo (e dovremmo!) convivere con la natura dobbiamo imparare a conoscerla e a rispettarla. Un tempo i pastori si muovevano con le greggi in territori abitati dai lupi, ma portavano con sé due o tre grossi cani pastori per proteggersi. Qui in Italia sento molti contadini che si lamentano degli attacchi dei lupi. Magari vicino alle stalle non tengono però grossi cani da difesa ma solo piccoli cagnetti da compagnia o altri cani che tengono chiusi in gabbia per adoperarli nelle autunnali battute di caccia… Da lupi, orsi e vipere ci si può difendere, più difficile difendersi dalla superficialità e dall’ignoranza.
La vita va affrontata senza isterismi, purtroppo mettere in conto che qualcosa può andare storto. È così dalla notte dei tempi. Il mare grosso, le bufere di neve o gli orsi fanno il loro “mestiere”. Noi dovremmo imparare (o tornare a imparare) a fare il nostro che è quello di ragionare sugli eventi, sui tanti problemi e pericoli che ci circondano, su come risolverli e, soprattutto, su come prevenirli.”

Federico Andreoli (da Facebook)

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