Di quello che è successo ad Ardesio se ne parla con il cuore un poco meno pesante perché non ci sono stati feriti, la macchina dell’emergenza si è avviata in fretta, i volontari sono tanti così come la voglia di aiutare le persone rimaste isolate o sfollate. A loro vanno dedicate tutte le azioni di cui c’è bisogno in questo momento.
I danni però sono molti, come molta è stata la paura per una tragedia sfiorata.
Che deve essere l’occasione per dirsi alcune cose riguardo alle centrali idroelettriche: perché se è vero che le dighe sono controllate costantemente da un ente terzo e pubblico, l’UTD – Ufficio Tecnico per le Dighe, che dipende dal Ministero delle Infrastrutture – per tutti gli altri manufatti – condotte, centrali, canali convogliatori – la verifica e la manutenzione sono affidate agli stessi concessionari che le utilizzano per produrre energia.
Concessionari che – non è un mistero – hanno realizzato utili enormi negli anni scorsi e che avvicinandosi la scadenza delle concessioni, senza la certezza di essere ancora i gestori, hanno mediamente ridotto gli investimenti e le manutenzioni.
Prima una volta all’anno, poi una volta ogni tre o cinque, anche se quei manufatti hanno 70, 80 o 100 anni. E’ come se invecchiando decidessimo di fare meno visite. Ma c’è bisogno del contrario.
Alla scadenza delle concessioni la proprietà passerà dallo Stato alla Regione e si discute in questi mesi del rinnovo ai gestori. Per l’utilizzo della risorsa acqua, a loro va semplicemente chiesto di più: in termini di ritorno economico per i territori che ospitano le centrali, in termini di investimenti nella manutenzione e nella sicurezza.
Di condotte che hanno 100 anni ne abbiamo tante. Questa tragedia sfiorata non può essere sprecata.
Jacopo Scandella