• 13 May 2024
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La terrificante battuta della Presidente Giorgia Meloni, che ha definito “pizzo di Stato” le tasse che dovrebbero pagare anche i piccoli artigiani e commercianti (e sottolineerei il “dovrebbero”) dimostra come questa Destra , nonostante esibizioni di patriottismo alla parmigiana (soprattutto oggi che è il 2 Giugno Festa della Repubblica) non abbia minimamente una Cultura dello Stato.

Quella Cultura di cui sono impregnati Stati ben più antichi e solidi del nostro (dalla Francia agli Stati Uniti, all’Inghilterra) in cui nessun politico si permetterebbe di strizzare l’occhio agli evasori fiscali, che anzi sono fortemente “deprecated” (soprattutto negli USA).

La questione è antica, e nonostante secoli di discussione siamo ancora molto indietro: chi è che deve pagare le tasse, per sostenere le spese pubbliche che uno Stato deve mantenere ?
Ne parlava già il toscano Pompeo Neri, chiamato nel 1747 dall’Imperatrice Maria Teresa a concludere il “Catasto” che suo padre Carlo VI aveva già comnciato nel territorio lombardo : proprio quel “Catasto che un secolo dopo Carlo Cattaneo benedì affermando addirittura che era stato l’inizio del decollo economico della Lombardia.

Nella sua “Relazione sul Censimento” Neri partiva proprio dalla “rovinosa discordia tra Provincia e Provincia, tra le Città e i loro Contadi” (citando anche Garlate).
Nel periodo Spagnolo (1525-1713) a Milano e generalmente in Italia la tassazione gravava quasi tutta sui contadini (la “Tassa sul Personale”) dato che Nobili ed Ecclesiastici ne erano “immuni”, come nell’Ancien Regime” di prima della Rivoluzione Francese.

Gli Illuministi volevano cambiare questo ingiusto sistema: il Catasto serviva proprio per misurare le proprietà di ogni cittadino, e far pagare le tasse sulle rendite nella misura, che oggi risulterebbe assai modesta, del 5% , dando un sistema unico fiscale per tutto il Ducato di Milano.

Il Governo di Maria Teresa ci riuscì, e forse anche per questo perse un po’ di consenso, soprattutto quando dopo la ventata napoleonica gli Austriaci, tornati a Milano nel 1815, lo riproposero tale e quale.

Gli “Italiani” facoltosi non pagavano volentieri le tasse, che si elevavano man mano che lo Stato, soprattutto quello nato nel 1861 (e anche questo forse andrebbe ricordato, l’Italia non è nata nel 1946 !) aumentava i propri servizi: oltre all’Esercito (spese militari) la Scuola (Legge Coppino) le strade, l’illuminazione pubblica, tribunali, oltre alle fogne, acquedotti, Sanità e altro (le ferrovie vennero prima finanziate dai privati poi acquisite dallo Stato poco prima della I Guerra Mondiale).

Oggi, a differenza dell’età di Maria Teresa, non potremmo fare a meno di questi servizi, che vengono approntati proprio grazie al “pizzo di Stato” che qualcuno, soprattutto i pensionati e i dipendenti pubblici, paga fino all’ultimo centesimo.

Svalutarle nel modo abbastanza assurdo come ha fatto la Meloni vuol dire in primo grado non avere nessuna cultura di Stato: è perfettamente inutile allora chiaccherare di un patriottismo da strapazzo, se non si capiscono quali sono i fondamenti su cui si regge uno Stato.

Speravo inutilmente in qualche rettifica “ex post”, che però non è arrivata: i voti di alcuni piccoli evasori evidentemente allora valgono più delle figuracce internazionali !

Enrico Baroncelli

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2 thoughts on “Pizzo di Stato e patriottismo ai maccheroni

  1. D’ accordo su tutto (e non potrebbe essere diversamente) una sola integrazione:
    …..le tasse le pagano pensionati e lavoratori dipendenti (tutti) non solo pubblici….
    Queste considerazioni però dovresti farle condividere anche al collaboratore del blog (Benedetti) che al contrario mi sembra un notevole ammiratore dei nuovi “padroni della nazione”.

    1. Con Riccardo condividiamo la gestione di valbiandino.net , ma con politicamente.eu lui non c’entra niente. Spero però che sia d’accordo anche lui (gli farò leggere l’articolo)
      Enrico

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